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Non da Proxima
di X
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Funziona così. Scegliti una vita. Scegliti un pianeta. Scegliti degli amici, una donna, un lavoro. Scegliti una casa. Scegliti un inizio, scegliti una fine. E aspetta il tuo momento. Al resto pensiamo noi. Direttive, supporto logistico, comunicazioni informali, assistenza: ci teniamo al fatto che i nostri uomini riescano a sentirsi sempre a casa, noi.
Noi chi?
La Banda Nova.
Come sarebbe a dire tu chi saresti? Uno dei nostri, ovviamente.
Sei un Agente Nova.

Hai seguito la prassi. Dopo millenni a zonzo per l’Universo, hai scelto la tua destinazione finale. Ti hanno procurato un corpo, ti hanno tracciato con un nekrochip.
Ti sei scelto un inizio e una fine, in tutta segretezza. Loro non sanno ancora niente. Sanno solo che sei sulla Terra. Sei in missione per conto della Banda.
Sei il loro uomo sulla Terra.

Dopo gli anni delle rotte siderali e delle nebulose, dopo lo spazio vuoto e i gas cosmici, la gravità ti succhia l’anima. Non eri abituato alla materia, non dopo le recenti incarnazioni nei sacchi di gas di Betelgeuse o nelle nubi intelligenti di Metacosmos. Non eri abituato al peso della carne.
I primi giorni fai fatica a capire. Poi, lentamente, cominci ad apprezzare i vantaggi della consistenza. Niente di particolare, sia chiaro, però ogni tanto avere una mano o un piede rivela lati positivi. Anche solo per calciare via una pietra o sentire il velluto sotto i polpastrelli. Anche gli odori e i suoni sono diversi, quando hai un corpo che riesce ad apprezzarli. E non sai perché, non capisci come, ma il tuo tracciante di personalità, quello strumento rabdomantico che ti porti tra le gambe, reagisce anche lui agli stimoli dell’ambiente esterno. È strano, come no?! Ma ha i suoi vantaggi.
Comunque i primi giorni sono sempre di ambientazione.
Sei uno straniero, vaghi per un mondo che non ti conosce. Ingegnere al lavoro su una grande opera, poliziotto in uno stato di polizia formalmente riconosciuto, programmatore per una società consulenza che ti affitta alle istituzioni, finanziere bancarottista, professore in pensione, primo ministro di un paese in via di sviluppo. Le possibilità di collocamento che questo pianeta ti offre sono praticamente illimitate.
Causa-effetto: la relazione vale avanti e indietro nel tempo, ma sul tuo nuovo pianeta gli autoctoni hanno sviluppato strutture neurali atte a discriminare. Il tuo nuovo corpo conosce solo una freccia del tempo, e punta dritta verso il futuro.
La causa: ti scegli la professione che senti più consona alla tua indole.
L’effetto: ti procuri una lama affilata.
La usi per tirarti via il nekrochip che ti hanno impiantato nel braccio.
Diventi un barbone.

Dormi all’addiaccio. Cartoni umidi sono la tua casa temporanea, il rifugio di una notte. Il freddo ti penetra nelle ossa e allora torni ad apprezzare i vantaggi di un’esistenza sottoforma di nube di plasma intelligente, o di sacco di gas. Niente pelle nel primo caso, niente ossa nel secondo. Qualsiasi cosa sarebbe meglio di questo corpo, della sua reattività all’ambiente, della sua vulnerabilità. Nube senziente o sacco di gas, pensi: in ambo i casi nessuna interfaccia da offrire come un fianco scoperto agli assalti delle contingenze climatiche.
Cammini per strada, la gente non ti conosce. Nessuno sembra vederti. La tua presenza è insospettata, la tua esistenza un mascheramento perfetto per le attività della Banda.
Conosci altri come te. Sono gli unici a percepirti come uomo. All’inizio hai sospettato, poi il ghiaccio si è sciolto e ti sei lasciato agganciare. La PolNova non si abbasserebbe mai a un’esistenza ai margini, a una vita in incognito. La sua forza è nella presenza manifesta. Il controllo deve essere esplicito, per funzionare.
Lazzaro vuota il suo bicchiere e guarda il cielo. Quando parla il suo fiato è denso, sa di vino.
Le stelle che occhieggiano nella notte sono poche, nascoste dalle luci della città. Ma il mare siderale è abbastanza grande per perdersi, se sei come Lazzaro.
– A cosa stai pensando? – gli chiedi un giorno.
– A casa – biascica Lazzaro, senza distogliere lo sguardo dal cielo stellato.
– Dove? – dici tu, incuriosito.
Lazzaro è un matto. Un matto vero, di quelli coi gradi appuntati sul petto e la patente. – Proxima Centauri – dice con estrema serietà.
Lo guardi stupefatto. – Proxima Centauri? – ripeti. Pensi al nekrochip che ti sei strappato dal braccio, a com’era viscido e sgusciante nella sua placenta di sangue. Avevi dimenticato il suo strano aspetto da parassita metallorganico.
Lazzaro tace. Guarda le stelle, pensa a casa. – È bellissimo, lassù. Non come questa fogna schifosa…
– Impossibile – dici.
– Cazzate – ribatte lui. – Non sono pazzo. Lo so che mi credete pazzo. Tutti quanti. Non sono pazzo, io. È da lì che vengo… Sicuro!
Per quanto ti dispiaccia dargli una delusione, sei costretto a insistere. La verità è un tuo obbligo morale. – Ti sbagli – ripeti. – L’abbiamo nuclearizzato ventimila anni fa. Adesso quel sistema non è altro che una manciata di sassi inerti. Nessuna forma di vita. Sicuro!

Eri della Banda. Eri un Agente in piena regola.
Godevi di tutti i diritti riservati agli Agenti Nova, un tempo. Poi hai deciso di lasciare la causa. Hai venduto la causa al tuo sogno di libertà. Adesso sei solo. Senza soldi. Prigioniero di un paese nemico, in un mondo non tuo. Senza amici.
Senza i diritti esclusivi riservati agli Agenti Nova.

Lazzaro deve averti tradito. È stato lui, ne sei certo. Chi altri? La delusione per la verità deve essere stato uno shock troppo forte. La sincerità è fondamentale in un rapporto di amicizia, anche se l’ambiente della clinica psichiatrica qualche dubbio in testa te lo ha cominciato a insinuare.
Ti hanno prelevato. Ti hanno schedato, rinchiuso. Internato: ecco la parola giusta.
Ogni giorno il tuo dottore ti visita. A volte si limita ad osservarti dietro il vetro della camera/cella, un cubo di due metri per due. Altre volte ti fa delle domande. Vuole sapere da dove vieni, dove sono i tuoi amici, quali sono i tuoi piani per il futuro. Se le ultime due questioni sono piuttosto delicate da affrontare, non vedi ragioni per mentire sulla prima. Ricordi quando eri un sacco di gas fluttuante nella densa atmosfera di Betelgeuse-17 e, prima ancora, quando eri un millepiedi e strisciavi nel fango radioattivo di Minraud. Ma i tuoi ricordi risalgono a un’esistenza ancora precedente.
– Dalla Nebulosa di Orione – rispondi con voce che non può mascherare un innato senso di fierezza. Il dottore ti guarda e annuisce.
Sorridi compiaciuto.

Un giorno l’infermiera ti avvicina nella tua ora d’aria e mentre tu annusi il suo odore di sesso ti dice che hai una telefonata. È la prima da quando ti trovi al Centro di Riabilitazione e giunge del tutto inattesa. Tu la segui con passi lenti, forse un po’ annebbiati dal mix narcotico che ti annacqua il sangue. La segui e ti chiedi chi possa essere.
Prendi in mano la cornetta e il tuo quesito trova una risposta.
– Avevamo perso le tue tracce – dice la voce impeccabile di Uranium Willy. Stai parlando con il Primo Agente Nova, il capo della Banda. – Si può sapere che fine avevi fatto? O è chiedere troppo per la nostra causa? Pensavamo che la nostra fosse anche la tua causa… Cosa cazzo hai fatto in questi venti anni?
Ci pensi un po’ sopra. Non vuoi che la tua risposta possa deluderlo per la banalità o, peggio, suonare contraddittoria. Poi guardi la cicatrice sul braccio. Dici: – Sono andato a letto presto.
All’altro capo della linea, un crepitio freme nell’etere e tu capisci, senza possibilità di equivoci, che l’Uraniano si scompiscia dalle risate. – Bene fratello, – ti dice mentre cerca di ricomporsi, – abbiamo un lavoro tagliato su misura per te. Manderemo qualcuno a prelevarti. Tieniti pronto. Hai un biglietto di prima classe a tuo nome per il prossimo Supernova Express.

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COMMENTI

Gustoso :-)

Massimo Baglione, 1 marzo 2007, 07:25

fantastico. il riferimento alla nostra antologia e al connettivismo è evidente, così come è evidente la sensibilità verso l'incorporeo vitale. qualche religioso potrebbe equivocare e crederci del suo stesso pensiero. credere è lecito...

zoon, 1 marzo 2007, 10:25

Magnifico. L'idea di "metacosm" m'era venuta tempo fa, ma non l'ho mai concretizzata argh :))))

evertrip, 1 marzo 2007, 13:37

Bello, intrinseco di raggi che portano a situazioni,ma i medesimi sono statici, "bloccati" nel complesso piacevole... ma niente di ke

claudio, 3 maggio 2008, 19:52

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