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Cyborg d'avanguardia

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L'esperienza della rivista Cyborg ripercorsa attraverso la recente proposta di una selezione dei suoi contenuti da parte dell'editore Comma 22.

Cyborg Omnibus è un volume, edito da Comma 22, che racchiude le migliori storie pubblicate su Cyborg, appunto, una rivista che nei primi anni '90 si proponeva in edicola come l'unica dedicata ai fumetti di fantascienza, e non solo.
Dura è la vita delle avanguardie. A loro, come a tutti i figli maggiori, tocca fare da apripista. I figli minori, sulla base degli inevitabili errori compiuti dai pionieri, hanno vita più facile, e ricevono magari una accoglienza migliore da coloro che erano stati riluttanti ad accettare i loro fratelli.
La rivista Cyborg, che aveva per sottotitolo Lo shock del futuro, arrivò nelle edicole italiane nel gennaio 1991.
All'epoca parlare di cyberpunk all'italiana in un medium come il fumetto, in quel momento chiuso anche alla fantascienza mainstream, era molto più che agire da pionieri, anche se Bonelli stava preparando Nathan Never, che sarebbe uscito nell'agosto dello stesso anno. Era una impresa paragonabile a quella di un genovese che, fidandosi dei suoi calcoli, affrontò dei mari all'epoca sconosciuti convinto di arrivare dal lato opposto del continente asiatico.
Colombo trovò le Americhe, ma non godette del frutto della sua scoperta. Analogamente Daniele Brolli, che era riuscito a convincere la Star Comics, che all'epoca pubblicava con successo i super eroi Marvel ma era impegnata in un processo di diversificazione dell’offerta, non trovò per il suo progetto il successo commerciale atteso.
La rivista non si presentava come un semplice albo brossurato di soli fumetti, in stile bonelliano, ma non era neanche pubblicata nel grande formato delle elitarie riviste come Corto Maltese o Metal Hurlant.
La parte fumettistica era il fulcro dell'operazione, ma non era l'unica ragione d'essere della rivista. Le diverse storie presentate erano realizzate da autori italiani diversissimi tra loro, per segno grafico, inclinazioni e linguaggio. Basti solo guardare il sommario del primo numero per avere una idea dell’eterogeneità dell'operazione:

La Matrice Stellare (primo episodio), Daniele Brolli (sceneggiatura) & Davide Fabbri (disegni);
Helter Skelter #1: "La caduta", Francesca Ghermandi (sceneggiatura e disegni);
Cybernauta (primo episodio), Onofrio Catacchio (sceneggiatura e disegni);
Inferno – un racconto di William Gibson, quindi narrativa pura, pubblicato in origine su Mississippi Review 34, con annesse illustrazioni di Pasquale Frisenda;
Fondazione Babele, Massimo Semerano (sceneggiatura) & Marco Nizzoli (disegni);
I folli del presidio #1: "Sex Packets", Daniele Brolli (sceneggiatura) & Antonio Fara (disegni);
Miracoli (prima parte), Massimo Semerano (sceneggiatura) & Giuseppe Palumbo (disegni).

I fumetti avevano la particolarità di essere ambientati in un unico universo narrativo, il futuro del 2172. Come si evince dal sommario del primo numero, la rivista presentava anche racconti di fantascienza dei migliori autori dell'epoca, e anche di oggi a dire il vero. Dopo William Gibson, profeta del cyberpunk, vennero pubblicati racconti di Philip K. Dick, Stephen King, J.G. Ballard, William S. Burroughs e Kurt Vonnegut.
Era interessante anche l'apparato redazionale che, come nel nostro piccolo facciamo ora su Next-Station, voleva offrire una panoramica su tendenze culturali, società, scienza e tecnologia.
Nonostante l'elevato livello qualitativo però la rivista non sfondò presso il grande pubblico, quello che un editore come Star Comics avrebbe voluto, abituato alle elevate vendite dei prodotti su licenza Marvel. C'è da ricordare che Brolli proveniva dall'esperienza della rivista Star Magazine, che pubblicava supereroi con un buon riscontro di pubblico, almeno agli inizi.
Da quanto emerge anche dalla introduzione al volume, a Brolli e soci fu lasciata carta bianca e il gruppo si lanciò con entusiasmo nel progetto, mettendoci cuore e anima, oltre che parecchio tempo, per delineare il comune universo narrativo. Ma forse nessuno all'interno della casa editrice perugina aveva in fondo compreso che il progetto non era “commerciale”. La cura e la meticolosità con le quali le linee guida vennero tracciate rispondevano solo all'entusiasmo degli autori, non a preventive analisi sulla presenza o meno di un “pubblico” pronto a riceverlo. Questo a mio giudizio non è un difetto intendiamoci, ma è pur vero che in progetti del genere, il successo non si può misurare solo sulla base numerica, ma anche sul riscontro dei lettori nei confronti della qualità.
Ma un editore deve quadrare i conti e misurarsi con i bilanci. Nonostante l'apprezzamento dei “pochi” lettori, e della critica, dopo soli sette numeri la rivista venne chiusa, proprio un mese prima dell'uscita del già citato fumetto bonelliano Nathan Never, nato col proposito di portare la fantascienza in edicola usando il classico linguaggio del fumetto popolare italiano. Ma questa è un'altra storia, che dura tutt'ora.

La storia di Cyborg non s'interruppe però. Brolli ripropose la formula della rivista con un'altra casa editrice, la Telemaco, con la quale avrebbe anche curato e pubblicato la versione italiana della Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine. Oltre al già noto parco di autori italiani, ricordo tra le tante la storia capolavoro Seconda pelle, scritta da Brolli con disegni di Giuseppe Palumbo, che riportava in auge il personaggio di Ramarro. Inoltre, c'è da segnalare che in virtù della passione di Brolli per il fumetto supereroistico, la rivista si aprì alla produzione indipendente statunitense, introducendo al pubblico italiano The One di Rick Veitch e Concrete di Paul Chadwick.
Anche nella seconda incarnazione vennero proposti racconti di elevata qualità, come Civiltà del miraggio di Fritz Leiber, oltre che un solido apparato redazionale. Ai già noti collaboratori si affiancarono personaggi più sbilanciati sul fronte politico, come Bifo Berardi e Antonio Caronia. La casa editrice però non versava già in buone acque. Secondo le parole di Brolli la rivista “non fu un successo ma poco ci mancò”. In ogni caso la chiusura dell’editore pose fine a questa seconda serie dopo otto numeri.

Il volume non propone solo la ristampa di alcune di quelle storie, ma anche una loro revisione, che ha portato alla riscrittura e al ridisegno di alcune parti. Avendo purtroppo bene imballato nella mia città natale gli albi originali non ho potuto effettuare un confronto diretto sulle analogie e differenze con le precedenti edizioni delle storie pubblicate. E' un vero peccato che manchino il già citato Seconda pelle, o Helter Skelter di Francesca Ghermandi, che però furono pubblicati in volume dalla Phoenix. Consiglio di cercarli nel mercato dell'usato.
Il sommario comunque presenta tante storie di notevole interesse, soprattutto per comprendere in chiave retrospettiva come certe idee abbiano avuto molto tempo per innestarsi nell'immaginario, se non del pubblico generico, ma di quello degli appassionati.
E' curioso notare come tra questa esperienza e il nascere di un fantascienza letteraria e fumettistica matura italiana ci sia stata una sorta di traversata del deserto. Escludendo il lettore generalista, concentrandoci sugli appassionati, è innegabile che nei primi anni '90 il modello di riferimento della “base” dei lettori di fantascienza, fossero ancora gli autori “classici” e che, nonostante pochi tentativi, in Italia il Cyberpunk non avesse ancora sfondato la barriera del mainstream del genere.
Non parliamo solo di fumetti, ma di tutte le forme di fruizione fantascientifica. Certo, i tempi erano quasi maturi, ma ancora non c'era un mercato pronto. Rimanendo nell'ambito del fumetto, se l'esplosione supereroistica aveva riallargato la base dei lettori, troppo forte era la cesura tra i modelli proposti dalla Marvel e da Cyborg. Esisteva una minoranza di lettori onnivora e curiosa in quegli anni, ma non tale da garantire le alte aspettative di vendita di un editore che aveva trovato nell'Uomo Ragno e nei Fantastici Quattro una vera miniera d'oro, pur se con inizi difficili.
Il successo di iniziative successive, come Nathan Never e Lazarus Ledd, confermò una voglia di fantascienza dagli schemi più consolidati, nei quali alcuni elementi più innovativi erano diluiti e stemperati dalla struttura narrativa classica. Col senno di poi si può dire che quella formula può aver contribuito allo sdoganamento di quegli stilemi che invece risultarono indigesti in Cyborg.
All'epoca la cesura tra fumetto popolare e d'autore era sicuramente più evidente. Non che ora non esista un fumetto commerciale che indugi in modelli convenzionali, ma è altresì vero che ora anche all'interno del fumetto popolare qualche digressione oramai sfugga, anzi talvolta è appagante per il lettore come certi autori riescano a scardinare i modelli, standone all'interno.
L'omnibus può essere utile per capire che a molte idee viste in questi anni qualcuno aveva già provato a dare un corpo narrativo e diffonderle, molto prima che s'innestassero, come novelli achei in un cavallo di Troia, nel mainstream fumettistico fantascientifico.
E' forse anche vero che non tutto il materiale presentato poteva considerarsi “maturo”, o pronto a raccogliere in pieno la sfida. Forse l'ingenuità di Brolli & Co. è stata quella di andare in battaglia, come tutti i coraggiosi pionieri, senza accettare compromessi, ma anche senza tutte le armi bene affilate.
Le storie lette ora appaiono comunque traboccanti di idee, di riferimenti, di passione, e anche costruite con capacità narrativa. Quanto questo sia dovuto alla revisione o quanto alla qualità del materiale precedente, è una domanda alla quale vorrei rispondere non solo sulla base del ricordo, ma per ora posso fare affidamento solo sulla memoria.
Dell'epoca ricordo che le pagine trasudavano tanta passione, ma anche talvolta, molta confusione. Una volontà di rompere degli schemi, senza che si intravedessero quali fossero però i fondamentali in possesso degli autori. Mi baso sui ricordi di me ventenne, al quale mancavano però sia l'esperienza che le basi critiche per guardare a quel prodotto con altri occhi che non fossero quelli del lettore. Letti oggi questi racconti sono in buona parte appaganti. E questa forse è l'unica cosa che conta. Possiamo goderci questa edizione come definitiva.

Cyborg Omnibus si apre con La matrice stellare, su testi di Daniele Brolli e disegni di Davide Fabbri, una storia che coniuga sia alcuni stilemi del fumetto supereroistico statunitense sia tematiche di fantascienza avventurosa, con un’ambientazione perfettamente in tema con quello che ora è considerato il cyberpunk “classico”, fatto di megalopoli, multinazionali, ibridazioni uomo macchina e tanto noir. La prova di Fabbri è convincente sia nella resa dell'ambiente che nel cartooning puro. Il disegnatore muove qui i primi passi di una fortunata carriera, che lo hanno portato negli USA, dove ha collaborato con la Dark Horse e disegnato i fumetti dello expanded universe di Star Wars (Guerre Stellari), tra le tante cose. Di recente ha pubblicato una miniserie per la WildStorm/DC intitolata L’impero dei morti viventi: Sherlock Holmes vs zombi!, su testi di Ian Edginton. Un curioso mash-up che vede il personaggio di Arthur Conan Doyle affrontare orde di non morti in una Londra vittoriana e steampunk. Il poliedrico Daniele Brolli ha invece ormai un lungo curriculum composto da varie attività, non solo fumettistiche, quali la curatela di antologie, tra le quali la seminale Gioventù cannibale (Einaudi, 1996), di scrittura di racconti apocrifi, raccolti nel bel volume Segrete identità (Baldini & Castoldi, 1996) e che ora è direttore editoriale della Comma 22, che non solo ha edito questo omnibus, ma che prosegue la proposta dei capolavori di Bryan Talbot, tra cui quel Cuore dell'Impero di cui ho parlato qualche tempo fa.
A seguire, Dream Master, probabile citazione da Roger Zelazny, scritta da Otto Gabos e Massimo Semerano (su soggetto di Brolli) con disegni di Giuseppe Palumbo e chine di Davide Toffolo. La storia soffre la suddivisione in capitoli brevi e sincopati, e presenta un personaggio molto controverso, il cui “potere” di entrare nella mente altrui è una maledizione. La sceneggiatura di Gabos e Semerano non è priva di colpi di scena e la lettura alla fine è gratificante. Già all'epoca Palumbo era noto per Ramarro, e la sua carriera è cronaca recente, ma non dobbiamo dimenticare che anche Otto Gabos, alias Mario Rivelli è ormai considerato un maestro del fumetto italiano, fra i cui capolavori ricordiamo I camminatori, del 1998, così come Massimo Semerano, che è tornato spesso a collaborare con gli ex compagni di avventura di Cyborg, e ha collaborato anche con Les Humanoïdes Associés per la miniserie I figli del tramonto (su disegni da Marco Nizzoli), pubblicata anche in Italia dalla Black Velvet; Davide Toffolo poi lo ricordiamo non solo come fumettista ma anche come leader del gruppo musicale “Gli allegri ragazzi morti”, protagonisti anche di fumetti.
Biancaneve, di Brolli e Palumbo, vede lo stesso personaggio della storia precedente in una storia di minore respiro, un esercizio di stile che non convince del tutto.
Migliore è la storia successiva, Miracoli, scritta da Massimo Semerano, e disegnata da Giuseppe Palumbo, che è stata anche ristampata in volume, un complesso intrigo che a partire da un rapimento vede gli scontri tra esseri potenziati da un “miracolo” con troppe conseguenze nefaste e ben pochi pregi.
Inquietante e poetica allo stesso tempo è Memphis Blues, scritta da Daniele Brolli, disegnata da Toffolo e Pasquale del Vecchio, un viaggio allucinato in una mente allucinata. Del Vecchio è oggi un valido professionista, nel gruppo dei disegnatori di Tex.
Altro notevole recupero è I folli del presidio, che vede ancora Daniele Brolli, graficamente assistito da Antonio Fara e Davide Toffolo. È un affresco fantascientifico che ricorda molto Fanteria dello spazio di Heinlein, anticipatore sicuramente della lettura al limite dell'ironico e grottesco che del romanzo ha dato Paul Verhoeven solo qualche anno dopo. Un caso? Sicuramente, ma anche qui Brolli & Co. sono stati pionieri. La storia cita anche il Deserto dei Tartari di Buzzati, ed è una delle meglio riuscite, specialmente per come si incastra nel complesso universo di Cyborg, con rimandi a vicende viste in altre storie. Antonio Fara è attualmente nel gruppo di disegnatori di Nathan Never.
E' molto ambizioso anche Mondo senza luce, su testi di Michele Masiero e disegni di Roberto Baldazzini, un fanta-melò ispirato a David Lynch, con un arco narrativo che doveva svilupparsi in storie che però non sono mai state prodotte. Gli stessi autori in una post-fazione spiegano quali fossero le loro intenzioni mai espresse. Masiero è attualmente “capo redattore centrale” alla Bonelli mentre Baldazzini è uno dei maestri del fumetto erotico italiano.
Complesso e d'atmosfera è Tenebre, scritto da Michele Masiero e disegnato con estro da Pasquale Frisenda, che ha ritrovato Masiero alla Bonelli, essendo anch'egli uno dei disegnatori attualmente in forza presso l'editore milanese.
Conclude il volume La mente che cancella, su testi di Masiero e disegni di Joseph Viglioglia, che oltre ad aver lavorato per Bonelli è conosciuto anche per aver disegnato per le edizioni d'arte Lo Scarabeo un mazzo di 78 tarocchi. È una storia fanta-hardboiled, piena di citazioni che vanno dal noir classico a Blade Runner, con ambientazioni che citano anche la SF britannica, come Spazio 1999.

In conclusione il volume non si presenta quindi come un mero amarcord, o una riunione di nostalgici, ma come l'occasione di vedere i primi (o i secondi o terzi) passi di un gruppo di professionisti che hanno inevitabilmente portato parte di quella esperienza nel loro lavoro successivo, dimostrando, se mai ce ne fosse bisogno, che le esperienze e i linguaggi del fumetto "d'autore" e di quello popolare sono intercambiabili e che una cosa non esclude l'altra, ossia che si può essere autori in un contesto "industriale e popolare" e "pop" anche in un contesto autoriale.